Brevi introduzioni in stile inglese

Brevi introduzioni in stile inglese

Very Short Introductions: il titolo della collana originale è un capolavoro di pragmatismo venato di humour, nella più pura tradizione british: Introduzioni, ma - niente paura! - introduzioni brevi. E, per i cultori del luogo comune, la presentazione che ne leggiamo sul sito di Oxford University Press inclina all'understatement - qualità anglosassone per antonomasia - quando descrive questi libri come "ideal for train journeys, holidays, and as a quick catch-up for busy people": "ideali per i viaggi in treno, le vacanze e come veloce fonte di aggiornamento per le persone impegnate".

In effetti questi 300 tascabili, che spaziano dalla Letteratura cinese ai Diritti degli animali, dall'Archeologia biblica all'Anestesia, dalla Cosmologia all'Arte contemporanea, sono qualcosa di più, e, soprattutto, di diverso, che non letture per viaggiatori annoiati o sunterelli per studenti frettolosi.

Le Introductions, infatti, o abbracciano argomenti di vasto respiro, mettendoli a fuoco in un'ottica originale ("provocheranno discussioni, e vi aiuteranno a chiedervi nuovamente perché pensate ciò che pensate"), o al contrario approfondiscono ambiti specifici, ma sempre mettendoli in relazione con una più ampia prospettiva culturale attraverso un approccio di natura critica. Le Very Short Introductions di argomento musicale, proposte nel corso degli ultimi anni da EDT al pubblico italiano, sono una perfetta esemplificazione della filosofia della collana.

A cominciare da Musica: una riflessione sulla condizione della musica a cavallo tra vecchio e nuovo millennio, che smaschera pregiudizi e preconcetti radicati nella cultura occidentale a partire dalla mitizzazione romantica della figura di Beethoven (la volontà dell'autore, l'edizione fedele all'originale, il ruolo dell'interprete) mettendo in evidenza il carattere "ideologico" del nostro modo di recepire e di utilizzare la musica. Perché la musica è una presenza ubiquitaria nelle culture umane? Da dove scaturiscono il suo fascino e la forza? Capire il suo funzionamento è il presupposto per poterne godere appieno e, paradossalmente, per proteggerci dal suo potere come espressione e agente di un'ideologia.

Come tutte le VSI, Musica è opera di un autore prestigioso: Nicholas Cook, uno dei maggiori musicologi di oggi, che mette qui la sua arguzia e il suo acume al servizio di una riflessione di rara profondità, capace di cambiare radicalmente il nostro modo di rapportarci con la musica. Se una riflessione sul relativismo culturale è implicita nel libro di Cook, la questione emerge in primo piano in [http://www.edt.it/shop/dettaglio.php?isbn=8860400252 | World music] di Philip Bohlman, che inquadra la ricezione delle tradizioni musicali extraoccidentali in una prospettiva storica, e le colloca nel cuore del dibattito culturale tra l'Occidente e i suoi "altri", mettendo in luce la pervasiva presenza nella nostra esperienza di ascolto di questo autentico prodotto della modernità, frutto di una visione del mondo nata dalle scoperte geografi che, dall'espansione coloniale e dalla nascita degli stati-nazione.

Un'analoga impostazione caratterizza Blues. Elijah Wald considera il blues non tanto uno stile quanto un'ampia tradizione all'interno di una cultura pop in costante evoluzione. Rintracciandone le radici nei canti di lavoro e di preghiera, ne valuta la trasformazione da parte dei primi esecutori professionisti, come W.C. Handy, ne segue l'evoluzione da Ma Rainey e Bessie Smith fino a Bob Dylan e Jimi Hendrix e ne indaga infine il ruolo nello sviluppo della musica country e del rhythm and blues degli anni '40 e '50, osservandone poi gli influssi sulla poesia americana contemporanea e sul rap.

Anche Musica da film di Kathryn Kalinak adotta un approccio tipico della collana: comincia con un esempio concreto, considerando l'interazione tra musica e immagini in una sequenza-cult di Le iene di Quentin Tarantino, dimostra che la presenza della musica è fondamentale per determinare la creazione del significato del fatto filmico, e procede rispondendo a questioni generali (perché, nel cinema, musica e immagini sono state associate fin dagli albori?) e a problemi tecnici specifici (in che modo il sonoro viene generato e sincronizzato con le immagini? Quale sinergia si stabilisce tra produttori, registi e compositori?), sempre nell'ambito di una prospettiva storica (dagli accompagnamenti live dell'epoca del muto, alla creazione di un idioma sinfonico specifico nella Hollywood degli studios, alla musica generata a mezzo computer) e culturale (il ruolo della musica nelle tradizioni cinematografiche non-hollywoodiane). Tutte queste Introduzioni sono accomunate dalla chiarezza nell'esposizione di contenuti anche tecnicamente complessi, dalla scrittura vivace e accattivante, da una capacità di sintesi che non scade mai nella banalizzazione.

Il risultato è una serie di trattazioni agili, destinate a soddisfare le curiosità di un pubblico di appassionati, ma anche a fornire a studenti e professionisti della musica lo strumento per un primo approccio ad ambiti disciplinari specifici, e, allo stesso tempo, il punto di partenza per un serio approfondimento, grazie anche all'importante corredo di apparati bibliografici.