Pino Pace e Giorgio Sommacal: un'intervista Esaggelata

Pino Pace e Giorgio Sommacal: un'intervista Esaggelata

C’è un’inspiegabile alchimia in ogni sodalizio artistico. In questa intervista abbiamo ceduto alla tentazione di sapere qualcosa in più sul modo di lavorare e di essere di due inventori di storie dal fascino contagioso: Pino Pace e Giorgio Sommacal, autori di molti libri Giralangolo, uno alla penna e l’altro alla matita.

 

A cura di Paolo Giuseppe Alessio, Raffaella Buso e Daniele Bergesio

 

Sommacal PacePino Pace e Giorgio Sommacal, ovvero Sam Colam e Pico Pane, quale strada vi ha fatti incontrare? Prendendola un po' lunga, però, da un po' prima di arrivare a Giralangolo...

Pino: l’incontro risale a quasi dieci anni fa, per un libro di Sperling & Kupfer. Il mio personaggio di Diego Zanzana sembrò adatto alle matite, alle chine e ai pennarelli di Giorgio. Da lì è nata un’amicizia, un rapporto non solo professionale. Qualche anno dopo vi fu l’approdo a Giralangolo, quando proposi a Luisella Arzani, editor di Giralangolo, di fare Prospero e l’Esaggelato... era il 2008... e Luisella, in modo un po’ irrituale per un editore, mi chiese se avessi un illustratore in mente… allora io dissi subito: Sommacal! Poi con Giorgio abbiamo portato in giro la storia, come dei contastorie del nostro tempo, un aspetto che piace molto a entrambi e che rende più saldo il nostro rapporto.

Giorgio: mi trovavo a mettere insieme il pranzo con la cena facendo ritratti ai passanti sulla Riviera ligure di Ponente, quando un simpatico turista in bermuda e camicia hawaiana mi propose di partecipare a un'impresa improbabile: diventare i più famosi e ricchi autori di libri per ragazzi. Quel folle sognatore è Giuseppe Pace, al secolo Pino. Come ha ricordato Pino, il primo libro fatto insieme, lui alle parole e io ai disegni, fu 1.000.000 di Dinosauri per Diego Zanzana, seguito da Prospero e l'Esaggelato: il resto è leggenda.

 

Quali riferimenti avete quando inseguite e acchiappate Bestiacce! o quando inventate gelati in compagnia di Prospero? 

Pino: siamo molto eclettici anche negli interessi e mettiamo nelle nostre storie tutto ciò che ci appassiona. LeMilleunaMappa, ma anche Bestiacce! e UniverZoo sono pieni di riferimenti, dai codici del Medioevo ai classici dell’Ottocento. Mi piace ricordare Borges, che diceva che ogni scrittore si crea i propri precursori. Poi, confesso che per capire come sono fatte le zampe di uno struzzo, cosa molto utile per Bestiacce!, siamo andati a cercare anche su Internet, pensando però anche ai bestiari medievali... E forse nel fare LeMilleunaMappa ho avuto anche qualche reminiscenza della mia fanciullezza passata a consultare cartine del mondo.

Giorgio: soprattutto i fumetti che leggevo da piccolo, Tarzan, L'uomo mascherato e  il maggiore Grubert di Moebius... notare la sua somiglianza col professor Pico Pane.

 

Come lavorate insieme? Prima le parole o prima le immagini o prima un sogno creativo fatto insieme? Oppure pedalando senza fretta...

Pino: io racconto, Giorgio disegna, e dalla lavagna di fogli o luminosa nasce la storia, anche quando andiamo in giro per le nostre simpatiche performance, magari in musei, dove raccontiamo la nostra zoologia inesistente e per questo fantastica. Lavoriamo insieme, disegno e storia nascono da un unico gesto creativo, per questo abbiamo chiesto di essere riconosciuti come coautori. Questo per dire che non c’è alcuna gerarchia tra i nostri ruoli.

Giorgio: per Bestiacce! e UniverZoo abbiamo seguito un metodo molto strambo: siamo partiti da un'idea di Pino, un gioco che faceva con le sue figlie inventando nomi di strani animali, e poi ci siamo fatti guidare dalla completa libertà e fantasia. Il primo passo è stato disegnare la prima bestiaccia, la Cammellula, dopo è venuto tutto molto naturale: abbiamo inventato i nomi delle bestiacce, io le ho disegnate e intanto mi sono venute in mente caratteristiche e abitudini. Su questa base Pino ha inventato le storie che raccontano dove e come le abbiamo scoperte. Se a uno dei due veniva in mente una trovata o una modifica ce lo comunicavamo in tempo reale e la storia prendeva vita. Insomma un work in progress. Armonia e intesa, ma soprattutto una misteriosa alchimia, hanno fatto sì che venisse fuori un libro divertente che ci dà ancora molte soddisfazioni.

 

Pino Pace, i tuoi testi hanno sempre in sé un quid di giocosa bizzarria, di creativa eccentricità. Si pensa subito a un'enorme fiducia nella creatività dei lettori stessi... Abbiamo colto nel segno?
Sì certo, e io d’altra parte ho sempre un lettore ideale in mente quando scrivo: le mie figlie che oggi hanno 18 e 13 anni. O meglio, il mio lettore ideale ha il volto delle mie figlie all’età in cui penso che il libro sia destinato. Non bisogna dimenticare, però, che i bambini cambiano: i dodicenni di oggi non hanno lo spirito e i gusti di quelli di dieci anni fa. Fare laboratori e performance con i ragazzi, quindi, è una pillola di giovinezza anche per me, perché mi aiuta a tenere il loro passo e a capire i gusti dei miei lettori. È così bello lavorare con persone giovani. 

 

Giorgio Sommacal, qual è l'aspetto che non manca mai nei tuoi disegni e che riesce sempre a sottrarli all'effimero del nostro tempo? Svelaci almeno una parte del segreto...
Se c'è un segreto è talmente nascosto che non lo conosco, e mi piace pensare che in fondo sia così. Quando si inventano le storie scatta qualcosa nella testa che non è spiegabile fino in fondo. È l'accumulo di libri letti, immagini viste, film e vita reale, un mix di cose confuse, un minestrone che va condito, cotto e servito al meglio. Per quello che mi riguarda cerco di fare disegni apparentemente semplici da leggere e capire, ma pieni di particolari che si possono scoprire anche dopo la prima volta che si vedono. Mi diverto così.

 

Pino, una delle tue occupazioni principali, quando non inventi e racconti storie, è insegnare la scrittura. Andiamo un po' sul metafisico: che cosa dell'arte e del mestiere di scrivere può essere veramente insegnato e tramandato ai ragazzi?
Sulle Mappe realizzo dei laboratori, come quello che ho chiamato Il giro del mondo in 80 minuti, che sono un po’ degli excursus nei vari campi dello scibile, dalla storia alla geografia, ma anche una maniera leggera di raccontare e insegnare mettendo insieme Marco Polo e il Phileas Fogg di Verne, un uomo del Medioevo e uno del XIX secolo. Così insegno ai ragazzi a capire come è mutata la percezione di ciò che ci circonda, anche solo per il semplice fatto che sono cambiati i mezzi di trasporto. In generale, e questo vale anche per gli adulti, mi piace insegnare come si costruisce una buona storia, con personaggi convincenti, mescolando spunti ed elementi diversi. La mia idea di fondo è che tutti possiamo scrivere una storia, combinando magari racconti preesistenti, come hanno fatto Italo Cavino e altri prima di lui, come lo stesso autore del Milione di Marco Polo. A volte mi sento un po’ un copista medievale, capace di tramandare e trascrivere memorie altrui.

 

Giorgio, sappiamo che da bambino sognavi di fare l'esploratore o il fumettista: che consigli daresti ai più piccoli per seguire, come hai fatto tu, entrambe le strade?
Non smettere di sognare e inseguire i propri sogni. Io l'ho fatto e mi sento molto fortunato.

 

Per entrambi, una curiosità che crediamo non solo nostra: quali altre passioni muovono i vostri passi, ispirano i vostri sogni e accendono la vostra fantasia?

Pino: la bicicletta, che sembra non c’entrare nulla, e invece… è un ottimo sistema per farsi venire le idee. Pedalare, sudare, mi rimette in moto il cervello. Il consiglio, però, è di portare sempre con sé da scrivere. Fare lo scrittore significa scrivere anche quando non stai scrivendo.

Giorgio: l'amicizia vera, le chiacchiere anche più stupide, il pettegolezzo ma soprattutto la cucina piemontese.