Il tatuaggio di Tanizaki

Il tatuaggio di Tanizaki

Il tatuaggio è l'opera prima di Jun'ichirō Tanizaki, pubblicata nel 1910, ed è ambientato in un'epoca in cui "la bellezza si era sostituita alla forza e la bruttezza era sinonimo di debolezza". Lo potete leggere in versione integrale ne Il cuore sulla pelle. Di seguito ne pubblichiamo un appassionato frammento.

 

Da molti anni Seikichi cullava il desiderio di avere a disposizione la pelle luminosa di una bella ragazza sulla quale tatuare la sua stessa anima. Il temperamento e i tratti di questa donna dovevano però sottostare a certe condizioni: uno splendido volto e una meravigliosa pelle non sarebbero stati suffi cienti a soddisfare del tutto Seikichi.

L’aveva a lungo cercata in tutti i quartieri di piacere di Edo, in particolare tra le cortigiane notoriamente più belle, ma non era riuscito a trovare nulla che rispondesse per gusto e stile a quanto aveva in mente. Teneva scolpita nel cuore la figura di questa sconosciuta e da più di tre anni tale ossessione non l’aveva mai abbandonato.

Proprio nell’estate di quel quarto anno, mentre una sera passava per caso davanti al ristorante Hirasei di Fukagawa fu colpito dalla vista di un candido nudo piede di donna, che spuntava dalla cortina di bambù di un palanchino in attesa davanti all’entrata. All’occhio attento di Seikichi un piede poteva trasmettere le stesse complesse sensazioni di un viso, e il piede di quella donna gli apparve come un prezioso gioiello di carne. Cinque dita delicate disposte in modo perfetto dall’alluce al mignolo, unghie pari nelle sfumature al rosato delle conchiglie che si trovano solo sulla spiaggia di Enoshima, un tallone la cui levigata rotondità faceva pensare a una perla, l’incredibile luminosità della pelle che pareva purificata da una fresca sorgente di roccia.

Un piede simile era un piede capace di succhiar via il sangue a un uomo e di calpestarne il cadavere. Realizzò che era il piede della donna che andava invano cercando da anni. Fuor di sé dalla gioia si precipitò dietro al palanchino per vedere il volto di chi vi era dentro, ma dopo alcuni isolati ne perse le tracce. Da quel momento, l’indistinto desiderio a lungo cullato si tramutò in ardente passione.