Ingegneria genetica, un concetto difficile

Ingegneria genetica, un concetto difficile

Questo estratto dall'Introduzione del libro di John T. Lang OGM Conoscere, scegliere, mostra come il dibattito su questo tema sia ben lontano da una soluzione condivisa. Il che rende ancora più interessante capire e approfondire.

Nonostante un dibattito molto pubblicizzato e la diffusione delle colture geneticamente modificate nella distribuzione alimentare, il concetto di ingegneria genetica non è ancora entrato nell’immaginario collettivo. Quando, nel 2003, i ricercatori della Rutgers University chiesero a diversi soggetti di focalizzare la prima immagine o il primo pensiero suscitato dai termini “biotecnologie”, “modificazione genetica” o “ingegneria genetica”, circa uno su tre non riuscì a trovare una sola idea attinente a queste parole. Sebbene l’introduzione degli OGM nel sistema alimentare abbia provocato la reazione di attivisti, artisti, studiosi di etica e teoria culturale, di scienziati, agenzie di controllo e rappresentanti del settore, molte persone non associano nemmeno un sentimento o un’immagine significativa ai progressi biotecnologici, e non hanno una conoscenza approfondita dei metodi impiegati nel settore. Forse è per questa mancanza di familiarità che gli OGM sono un argomento così controverso.

Il dibattito verte principalmente sui rischi per l’ambiente e per la salute delle persone. Questa impostazione è al centro degli approcci tradizionali alla regolamentazione della produzione di OGM, e sembra ostacolare la crescita dell’industria biotecnologica. In realtà i produttori e gli utilizzatori di biotecnologie preferiscono incanalare il dibattito su questi binari; in questo modo i consumatori si limitano a chiedere la condanna e la regolamentazione degli OGM, senza mettere in discussione il sistema nel suo complesso.

I critici hanno sollevato diverse preoccupazioni per l’ambiente e per la salute e la sicurezza degli esseri umani, ma questi timori sono segnati da parecchie incertezze. Sebbene nora non si sia veri cato alcun disastro ambientale di una certa entità, e non siano emerse prove conclusive sui danni per la salute umana, è difficile arrivare a un giudizio de nitivo sulla sicurezza degli OGM, dato che le valutazioni dei rischi nel lungo periodo per la biodiversità e per gli ecosistemi sono complicate.

Per questa ragione, ma non solo, molti ambientalisti chiedono l’introduzione di normative precauzionali, al fine di limitare i danni potenzialmente irreversibili e a lungo termine. Il principio di precauzione, secondo il quale spetta all’agribusiness provare che gli OGM non sono nocivi, si applica per sopperire all’incompletezza della conoscenza scientifica nei settori rischiosi; in pratica, prevede di non agire di fronte a un’incertezza della scienza. Secondo questo principio, le autorità statali devono presumere che le colture geneticamente modificate sono dannose finché non viene provato il contrario, ossia nché non emergono prove definitive che gli OGM non costituiscono una minaccia per la salute e per l’ambiente.

Spesso definito come “perfettamente scientifico” e contrapposto al principio precauzionale nel contesto degli OGM, l’approccio nordamericano al rischio e all’incertezza, che consiste nel permettere la commercializzazione di un prodotto finché non ne viene dimostrata la nocività, è una strategia che dimostra una maggiore propensione al rischio rispetto alle politiche adottate in Europa.

John T. Lang, OGM, Conoscere, Scegliere © EDT 2017