La musica detestabile

La musica detestabile

odio_musica_incipit"Dopo quella che gli storici chiamano la “Seconda guerra mondiale”, dopo i campi di sterminio del Terzo Reich, siamo entrati nell’era in cui le sequenze melodiche esasperano. Su tutta la superficie della terra, e per la prima volta da quando furono inventati i primi strumenti, l’uso della musica è diventato al contempo imprescindibile e ripugnante.

Amplificata in modo repentino e illimitato dall’invenzione dell’elettricità e dalla moltiplicazione della sua tecnologia, è diventata incessante, aggredendo notte e giorno, nelle strade commerciali delle città, nelle gallerie, nei passaggi, nei grandi magazzini, nelle librerie, negli sportelli delle banche straniere dove si ritirano i soldi, persino nelle piscine, sulle spiagge, negli appartamenti privati, nei ristoranti, nei taxi, nella metropolitana, negli aeroporti.

Persino negli aerei durante le fasi di decollo e di atterraggio.

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Persino nei campi della morte.

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L’espressione Haine de la musique (Odio della musica) vuole esprimere fino a che punto la musica può diventare detestabile per chi l’ha amata di più.

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La musica attira a sé i corpi umani. È di nuovo la sirena nel racconto di Omero. Ulisse legato all’albero della sua nave è assalito dalla melodia che lo attrae. La musica è un amo che afferra le anime e le conduce verso la morte.

Fu il dolore dei deportati il cui corpo si alzava loro malgrado.

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Bisogna ascoltare questo tremando: era la musica ad accompagnare l’ingresso di quei corpi nudi nelle camere a gas.

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Simon Laks ha scritto: «La musica precipitava la fine».

Primo Levi ha scritto: «Nel Lager la musica trascinava verso il fondo».

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Nel campo di Auschwitz, Simon Laks fu violinista, poi copista di musica (Notenschreiber) a tempo pieno, infine direttore d’orchestra.

Il chimico italiano Primo Levi sentì dirigere il direttore d’orchestra polacco Simon Laks.

Come Simon Laks al suo ritorno, nel 1945 Primo Levi scrisse Se questo è un uomo. Il suo libro fu rifiutato da diversi editori. Fu infine pubblicato nel 1947, ma non fu accolto meglio di Musiques d’un autre monde. In Se questo è un uomo Primo Levi scriveva che ad Auschwitz nessun prigioniero comune, assegnato a un Kommando ordinario, era sopravvissuto: «Restavano solo i medici, i sarti, i ciabattini, i musicisti, i cuochi, i giovani attraenti omosessuali, gli amici o compaesani di qualche autorità del campo; inoltre individui particolarmente spietati, vigorosi e inumani, insediatisi (in seguito a investitura da parte del comando delle SS) nelle cariche di Kapo, di Blockältester, o altre».

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Pierre Vidal-Naquet ha scritto: «Menuhin poteva sopravvivere ad Auschwitz, Picasso no».

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La meditazione di Simon Laks può essere articolata in due domande:

Perché la musica ha potuto essere «coinvolta nell’esecuzione di milioni di esseri umani»?

Perché vi prese una «parte tanto attiva»?
La musica viola il corpo umano. Mette in piedi.

I ritmi musicali seducono i ritmi corporei. Di fronte alla musica l’orecchio non può proteggersi. La musica, in quanto potere, si associa a qualunque altro potere. È intrinsecamente iniqua. Udito e obbedienza sono legati. Un capo, degli esecutori, degli obbedienti: questa è la struttura che la sua esecuzione instaura da subito. Dovunque ci siano un capo e degli esecutori c’è musica. Nei suoi racconti filosofici, Platone non pensò mai di distinguere la disciplina e la musica, la guerra e la musica, la gerarchia sociale e la musica. Persino le stelle: secondo Platone sono Sirene, astri sonori produttori di ordine e universo. Cadenza e misura. La marcia è cadenzata, le randellate sono cadenzate, i saluti sono cadenzati. La prima funzione, o perlomeno la più quotidiana delle funzioni assegnate alla musica delle Lagerkapellen, fu di ritmare la partenza e il ritorno dei Kommandos."

Pascal Quignard, L'odio della musica © EDT 2015

Traduzione Marella Nappi