Intervista a Bill Streever

Intervista a Bill Streever

Il calore dei fenomeni fisici e quello delle persone incontrate in giro per il mondo, a caccia di materiali e storie da raccontare. E ancora, come la scienza sia anche un'avventura umana e un'esperienza di viaggio. Tutto in questa intervista a Bill Streever, autore di Calore, novità della Biblioteca di Ulisse.

 

1. Dr Streever, è bello ospitarla ancora su EDT.it, tre anni dopo l’edizione italiana di Gelo. Ma parliamo di Calore: come è nata l’idea di questo nuovo libro? Si tratta di una controparte fisico-filosofica di Gelo?

Sono onorato di ritornare su EDT.it. Calore è stato una conseguenza naturale di Gelo – per molti versi riprende il discorso e lo prosegue su per il termometro. Il libro esplora sia il lato fisico sia quello filosofico del fenomeno, la dimensione scientifica e quella umana di un tema che, secondo me, grava pesantemente su questo nostro mondo che si sta scaldando. E poi il calore è un grande argomento. Riguarda incendi ed edifici in fiamme, deserti, lava, armi termonucleari, il sole e la storia dei carburanti. Ho iniziato a scrivere con ardore, cercando di capire quale evoluzione il libro avrebbe avuto e come renderlo interessante. E da lì la mia strada è salita su per il termometro, appunto. Lungo il viaggio ho visitato la Death Valley, le Hawaii, l’Italia, Brookhaven (New York), dove si trova un acceleratore di particelle in grado di generare temperature di milioni di gradi dalla collisione di nuclei d’oro – le stesse temperature del Big Bang.

Nel mio viaggio su per il termometro ho incontrato personaggi che sono diventati parte del libro. Alcuni piuttosto noti: Herman Melville, Benjamin Franklin, Albert Einstein, Edward Teller, Enrico Fermi e Galileo Galilei. Altri meno. Come Pablo Valencia, che morì nel deserto del Nevada nel 1905. O come quel giovane geologo che alle Hawaii mi ha svelato l’arte di camminare sulla lava, lasciando orme fiammanti dietro i miei passi. E come due maestri dei carboni ardenti: uno conosciuto al telefono, l’altro in vere passeggiate infuocate, mentre brace e fiamme mi lambivano i piedi nudi. Scrivendo Calore ho imparato a conoscere un fenomeno che sembra familiare, ma che in realtà è misterioso e affascinante. E per apprendere alcune cose, ovviamente, ho dovuto provarle. Per esempio, ho scoperto che posso creare un fulmine nel microonde, e l’ho creato. Nelle mie ricerche sui carburanti ho appreso che il petrolio greggio era un tempo usato come medicina, un cucchiaino al giorno, e ho provato anche questo. Il calore è un grande argomento, davvero irresistibile.

 

2. Il suo libro analizza un fenomeno fisico da un’ampia prospettiva, dalla scienza alle discipline umanistiche. È un modo per uscire dal tecnicismo che la scienza a volte sembra avere?

È un modo per ampliare la considerazione del valore della scienza, per mostrare che non è un’entità astratta, ma è parte del mondo, un mondo che include storia, arte e persone. Tutti i grandi scienziati lo sanno, ma credo che a volte i “profani” non ne siano consapevoli. Ancora, il mio libro avvicina i lettori alla scienza: la narrazione crea interesse e, allo stesso tempo, insegna qualcosa dei fenomeni che ci circondano.

 

3. Ci racconta tre esperienze a contatto con il volto più caldo del pianeta?

Ne ho vissute così tante! La prima, credo, è stata incontrare persone meravigliose. Ho conosciuto un fotografo che nel fuoco ha perso tutto – tutto, comprese le sue fotografie, scattate in giro per il mondo in molti anni – ma ha saputo vivere la perdita con serenità, considerandola un’opportunità per ricominciare. Ho incontrato un fisico nucleare, Barbara Jacak, che mi ha aiutato a capire alcuni fenomeni molto singolari. O un pompiere che mi ha spiegato come gli incendi incontrollati riescano a muoversi tra colline e vallate. Come ho già ricordato, ho camminato sulla lava ancora incandescente alle Hawaii. Non lo dimenticherò mai. E poi i carboni ardenti, anche quelli non li dimenticherò mai.

 

4. Gelo & calore sono due fenomeni che il genere umano cerca di controllare da sempre. Il mito di Prometeo dovrebbe ricordarci i rischi della sfida. Ne siamo così consapevoli?

Qualcuno di noi lo è. Alcuni lettori mi hanno detto di aver trovato certi passaggi piuttosto spaventosi. Credo che sia perché li ho messi di fronte al pericolo, al rischio di finire arrosto o di morire di arsura nel deserto o sotto i raggi del sole. Ho incontrato uno stato d’animo simile tra i lettori di Gelo: anche ipotermia e assideramento fanno paura. Le persone non pensano molto a queste cose e con i miei libri ho contribuito ad ampliare il loro orizzonte. A volte l’interesse nasce dalla paura, per così dire.

 

5. Aveva in mente un lettore ideale scrivendo Calore?

I miei lettori sono persone interessate al mondo che le circonda. Sono curiosi. E hanno mille provenienze. Alcuni sono scienziati, altri studenti, infermieri o uomini d’affari. Alcuni sono ricchi, altri poveri. Alcuni, infine, amano cercare avventure e pericoli, come me, mentre altri preferiscono coltivare tranquilli il proprio giardino.

 

6. Può anticiparci qualcosa delle sue ricerche future? Negli ultimi anni si è occupato di temperature... e ora?

Lavoro a un libro sull’oro. Voglio portare i lettori nelle miniere, di oggi e di ieri, perché scoprano da sé nuovi filoni auriferi. E intanto voglio che conoscano minatori e ambientalisti, per capire per quale motivo la nostra società attribuisca all’oro tanta importanza e perché sia disposta ad assegnare così tanto valore di scambio a un metallo che, in realtà, non serve a molto. Ancora una volta, come con Gelo e Calore, voglio indagare insieme ai miei lettori un argomento che sembra molto familiare, ma in realtà è piuttosto misterioso.