Lettura

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In questa pagina il fulminante incipit di Alex&Alex di Alyssa Brugman. 

 
 

A volte nella vita succede qualcosa che cambia tutto, per sempre. Prendi una decisione e non puoi più tornare indietro. E non è che debba essere per forza qualcosa di trascendentale. Cinque giorni fa ho smesso di prendere le medicine. Mi sa che è stata una di quelle decisioni. Ma come posso esserne sicura? Non è che per caso se ricomincio tutto torna come prima? No. Credo proprio di no. Sono passati cinque giorni ed eccomi qui, in un centro commerciale. Non vi dirò esattamente quale. Immaginate un centro commerciale come tanti, esteso in lunghezza e compresso da un parcheggio a quattro piani. Sto gironzolando da Myer. Niente medicine in corpo. Mi fermo nel reparto cosmetici, a curiosare tra gli smalti in offerta. Alex è con me. L’altro Alex. Anche io sono Alex. Siamo due Alex. Lo so, molta gente non riesce a capire. A volte ci capisco poco anch’io. Al banco della Clinique una commessa appoggiata pigramente all’espositore mastica un chewing gum. «Ti va una seduta di make up?». Subito non capisco, ma poi mi rendo conto che sì, sta dicendo proprio a me. È liscissima. Capelli lisci, pelle liscia, vestiti lisci. Sembra appena uscita da una rivista patinata. «Senza impegno. Non sei obbligata a comprare nulla». Mi sorride da dietro la maschera del suo viso. Vorrei essere anch’io liscissima come lei. Esito, solo cinque giorni fa mi sarei ficcata le mani in tasca e me la sarei svignata. Ma ora mi faccio avanti, lentamente. Mi sistemo sullo sgabello girevole che la ragazza mi avvicina. C’è uno specchio sul bancone, ma non è rivolto verso di me. Se lo guardo riesco a vedere l’uscita. Fuori scorre una scritta al contrario: PRATICHE DI SUCCESSIONE CROCKETT E CARSELL – TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ. Nel negozio c’è musica pop. Sono i Black Eyed Peas. La gente fa su e giù con la testa seguendo il ritmo. I gotta feeling.  «Chiudi gli occhi. mi dice la tipa Clinique». Poi si mette all’opera. Ha un buon profumo, dolce e cipriato come le gardenie o certe cere per pavimenti. Mi sta applicando chissà cosa sul viso, picchiettando dolcemente. Ho gli occhi chiusi perciò non riesco a immaginare dove andranno a posarsi le sue dita. Sento il suo respiro al chewing gum che mi solletica guance e collo. Mi viene la pelle d’oca. «Freddo, tesoro?» chiede. «È la prima volta che mi faccio truccare» confesso. È da tanto che volevo farlo, ma quando passavo nel reparto cosmetici mi sentivo un’intrusa. Come se ci fosse stato un cartello tipo solo per RAGAZZE VERE. Ma c’è dell’altro. Sono eccitata, ho i brividi. Se avessi una coda probabilmente scodinzolerei. Mi passa un pennellino sulle palpebre. Faccio il possibile per non strizzarle. «Guarda in su. ordina» Ora mi sta mettendo il mascara. «Posso aggiustarti un po’ le sopracciglia?» chiede. «Certo» dico io, senza sospettare che cosa intende realmente, cioè strapparmi via i peletti uno a uno. Mi lacrimano gli occhi, come se piangessi. Ieri sera mio padre se n’è andato di casa. Almeno penso. Subito mi sono detta che magari era solo uscito a farsi un giro, ma non è più rientrato. Sapete cosa si dice ai bambini, no? Stai tranquillo, non è colpa tua! Beh, in questo caso la colpa è tutta mia, al cento per cento. «Finito!» la ragazza gira lo specchio verso di me. «Tu sei bella anche al naturale, ma con un trucco leggero puoi esserlo ancora di più. Basta uniformare un po' l'incarnato e mettere in risalto i particolari più belli, senza strafare. È sempre meglio quando il trucco c’è ma non si vede, come nella vita!».