Una rivolta in famiglia, tra bocciature e amabili stupidità

Una rivolta in famiglia, tra bocciature e amabili stupidità

In questo breve estratto dalle pagine iniziali de I Mann, Tilmann Lahme pone la sua lente di ingrandimento sulle vicissitudini quotidiane dei figli dell'autore dei Buddenbrook, costruendo un piccolo affresco quotidiano che ci riporta al 1922.

Ribellione nella casa del poeta. I figli maggiori della famiglia Mann sono in rivolta. Erika e Klaus Mann non prendono sul serio scuola e insegnanti. E con la loro “banda dell’Herzogpark” terrorizzano il buon vicinato monacense. Ignorano allegramente qualsiasi ammonimento o tentativo di convincerli con le buone. I genitori, che di norma non amano intervenire, si risolvono in ne a imporre la loro autorità.

Tutto è cominciato in modo innocente. Il primo gennaio del 1919, mentre a Monaco la rivoluzione seguita alla guerra perduta liquidava l’ancien régime, Erika e Klaus Mann fondano insieme all’amico Ricki Hallgarten un gruppo teatrale. Al gruppo, che si è dato il nome di Laienbund deutscher Mimiker (Filodrammatica dei mimi tedeschi), aderiscono ben presto anche altri giovani, come Gretel e Lotte Walter, figlie del direttore d’orchestra Bruno Walter, vicino di casa e amico dei Mann, o Wilhelm Emanuel Süskind, appassionato di letteratura, di qualche anno più vecchio; anche a Monika e Golo, fratelli minori di Erika e Klaus, viene di tanto in tanto permesso di prender parte alle recite. L’interpretazione della donna in lutto offerta da Golo nella messa in scena della Minna von Barnhelm di Lessing scatena grandi risate.

I mimi più collaudati trovano presto nuovi palcoscenici. Erika, Klaus e le glie di Walter si esibiscono per strada e sui tram di Monaco in scene molto credibili, nelle quali simulano violenze sadiche sugli animali o ngono di subire minacce da parte di uomini crudeli; si lanciano in scherzi telefonici davvero convincenti (grazie soprattutto a Erika, dotata di un vero e proprio talento per l’imitazione); e compiono furti nei negozi con tecniche sempre più ingegnose. Quello che era nato come un divertimento innocuo sfocia dunque in atti criminali. L’apice è raggiunto con la festa che la “banda dello Herzogpark” organizza nella primavera del 1922 in onore di un amico attore, in cui i ragazzi servono in tavola esclusivamente cibo frutto delle loro rapine. La cosa viene a galla. Per i genitori la misura è colma: spediscono la sedicenne Erika e il quindicenne Klaus in collegio.

Ma non sono soltanto i figli maggiori a dare preoccupazioni ai genitori. Golo, nato nel 1909, riceve a Pasqua la pagella della quarta classe nel rinomato Wilhelmgymnasium. È stato bocciato. Golo è un ragazzo talentuoso, scrive il maestro nella “valutazione scolastica speciale”, ma a causa della sua “estrema pigrizia” ha preso “insufficiente” in greco e matematica. “Con astuzia e stratagemmi – è molto inventivo – tenta di nascondere la sua pigrizia”. Il tredicenne Golo, che fin dall’infanzia si sente ripetere quanto è brutto e maldestro, fatica a trovare il suo posto in famiglia accanto ai fratelli maggiori, capaci di conquistarsi le simpatie di tutti con arguzia, fascino e spudoratezza. E ora deve portare a casa questa sconfitta, la pagella della bocciatura.

Neanche Monika, la quarta dei fratelli Mann, nata nel 1910, fa sperare in una brillante carriera scolastica. La figlia sognatrice, che tende per lo più a non farsi notare, è caratterizzata da una “amabile stupidità”, scrive una volta la madre al marito, un giudizio che si manterrà costante negli anni e subirà variazioni solo nell’aggettivo. Nel maggio del 1922 Monika frequenta la quinta classe al Luisengymnasium di Monaco. Nelle parole della madre: “Moni si trascina ottusamente in seconda”.

I Mann. Storia di una famiglia, di Tilmann Lahme © EDT 2017