Genio, funk, sesso ed enigma: Prince e la sua vita in musica

Saggi e narrazioni

Genio, funk, sesso ed enigma: Prince e la sua vita in musica

 

«Prince è nato. Questo è bene tenerlo presente. In una vita così piena di cose – parole scritte, canzoni cantate, strumenti suonati, concerti eseguiti – che a farle tutte sembrerebbe quasi volerci un esercito di persone o un’essenza mistica, è il caso di cominciare ricordando questo: che quelle cose sono state tutte opera di una persona sola, venuta al mondo per le vie ordinarie, non calata dall’empireo nella nostra dimensione terrena.»

Prince che crea un sound in cui tutto sembra noto ma tutto è nuovo, Prince che sessualizza la musica ma di cui non si riesce a capire il sesso, Prince rockstar riluttante e grandiosa, Prince che rende grande un nome e poi se lo cambia, Prince indifferente alle droghe ma forse dipendente dai micidiali painkillers, Prince musicista/arrangiatore/paroliere/polistrumentista dal talento incommensurabile, Prince genio delle tecnologie e in fuga da internet. Quante cose contemporaneamente è riuscito ad essere il piccolo artista di Minneapolis… nella sua carriera ha rubato parecchi cuori, su tutti quello di Ben Greenman che ne ha scritto un'appassionata 'biografia sonora', una riflessione a posteriori sui motivi di quella passione: qualcosa di più di una dichiarazione d’amore postuma, e qualcosa di meno – o perlomeno di diverso – rispetto a una monografia critica.

Greenman, scrittore brillante e leggendario interprete delle tendenze e dei gusti pop della scena internazionale (celebri la regolare collaborazione con il “New Yorker”, per il quale scrive di cultura pop e di musica, e per i molti libri scritti a quattro mani con musicisti importanti della scena pop-rock, fra cui Brian Wilson, Questlove, George Clinton, Gene Simmons), usa la sua conoscenza enciclopedica della musica e della discografia di Prince per analizzare a uno a uno le tante contraddizioni di questa figura enigmatica e per molti versi, anche musicali, straordinaria della scena artistica mondiale degli anni Ottanta e Novanta e di oggi, naturalmente. Il libro è articolato in quattro grandi sezioni: 1. Man. Music (la parte di introduzione generale alla vita e alla musica); 2. Meaning (cinque capitoli su Sex, Self, Others, Virtue and Sin, e Race and Politics in His Music); 3. Method. Madness (sulle contraddizioni, la grandezza, la stranezza del suo talento artistico); 4. Memory (sulla scomparsa e l'eredità).

Quello di Greenman è un testo che somiglia ad una 'visita al museo' di Prince, un'indagine, persino una celebrazione di un artista che non era nemmeno ad un livello irraggiungibile, come scrive lui stesso nell'introduzione, ma addirittura ignoto a quasi tutti gli altri musicisti della sua epoca. A due anni dalla morte di Prince, dunque, è il momento di riannodare i fili di una produzione maestosa, in cui capolavori incredibili si affiancano a 'semplici' pezzi pop di altissima fattura: forse non bastano 300 pagine a farlo, ma sono un ottimo punto di partenza. Lustratevi gli occhi, accendete le orecchie: va in scena il grande funk.

 

“Prince era, come Eddie Murphy ha definito Stevie Wonder, un genio musicale. Era anche, e questo l’ha detto di sé lui stesso, una star. Ma era anche un sacco di altre cose: un moccioso lascivo, un profeta Geremia dagli occhi languidi, un cowboy della pace, un vagheggino da jazz age, uno spiritello dei boschi, un fragoroso bricoleur funk, un pellegrino della spiritualità, un burattinaio del sesso, un marito (per due volte), un padre (una volta sola, troppo brevemente), un uomo. Per me, nell’arco di quasi tutta la mia giovinezza, è stato qualcosa da difendere con le unghie e con i denti."