Il patto tra le sorelle Skłodowski: Marie e Bronia

Bambini e ragazzi

Il patto tra le sorelle Skłodowski: Marie e Bronia

«Buonanotte, Maria.»
«Aspetta!»
«Che c’è?»
«Ho un’idea.»
«Che altro ancora?»
«Riaccendi la luce.»
Bronia sospirò e obbedì controvoglia. Aveva appena accettato l’idea che non avrebbe mai studiato medicina, il che per lei costituiva una rinuncia enorme, e non era dell’umore di stare a discutere. Aveva solo voglia di dormire.
«Tu andrai a Parigi» annunciò Maria. «Ho trovato la soluzione. Io avrò un impiego fisso e ti manderò i soldi necessari.»

 

Siamo alla metà dell'Ottocento, nella Polonia dominata dalle potenze straniere: Prussia, Austria e Russia se ne sono spartite le terre, sottomettendone ferocemente gli abitanti.
In questo clima nascono Bronia e Maria Skłodowski, due dei cinque figli degli insegnanti Władyslaw e Bronisława. Intelligenti e tenaci, imparano presto a leggere e scrivere; a scuola eccellono in tutte le materie, destreggiandosi tra il polacco, il russo e il francese. Bronia sogna sin da piccola un futuro da medico, mentre Maria è attratta dalla chimica; il padre le incoraggia negli studi nonostante l'Impero Russo non permetta alle donne di studiare oltre le scuole superiori. Così, mentre le risorse economiche sono sempre più scarse, le due sorelle si iscrivono all'Università Volante: un corso clandestino dove studiare e specializzarsi. Ma il rischio è altissimo, i soldati russi sono un pericolo costante e la situazione molto pesante. Una notte, Maria propone a Bronia un patto: andrà a lavorare per pagare gli studi a Bronia a Parigi. La Sorbona, infatti, ammette ai corsi le donne: con le sue capacità si laureerà di certo in fretta e potrà ricambiare pagando gli studi in Francia a Maria. 
Così accade. Bronia, a Parigi, riuscirà a laurearsi in medicina mettendo il suo sapere al servizio delle donne, e sposerà Kazimierz Dłuski, un sovversivo polacco esule a Parigi con il grande sogno di trovare una cura alla tubercolosi. Per Maria invece le cose si complicano: il suo amore per il figlio della famiglia a cui presta servizio, sebbene corrisposto, è osteggiato dai genitori. Caduta nello sconforto, per lunghi mesi rinuncia al suo sogno di laurearsi, ma a settembre del 1891 raggiunge Bronia a Parigi. Alla Sorbona riesce nell'impresa di prendere due lauree, attirando l'attenzione di un ricercatore, Pierre Curie: un tipo strano, capace di lampi di genio ma dall'aria stralunata e un po' impacciata. Sarà solo interesse professionale o ci sarà anche altro? 

Marie e Bronia, di Natacha Henry, racconta la vita di due sorelle tra le più importanti della storia: la celeberrima Maria Skłodowska, nota come Marie Curie, unica persona ad aver vinto due Premi Nobel in due discipline differenti; e Bronia, medico e ginecologa innovativa e appassionata, attenta agli ultimi e libera da preconcetti.
Una storia di impegno e di successi conquistati con fatica e dedizione, ma non solo: le due protagoniste sono innanzitutto due ragazze e due donne dall'intelligenza spiccata e dai sentimenti pulsanti. Gli amori, i tormenti, la difficoltà di essere donne in un mondo maschile e ottuso, la vita lontano da casa, il rapporto con i coetanei, persino l'affetto per la Polonia e la gratitudine per la Francia, non restano sottotraccia ma sono elementi portanti del romanzo. 
Pervaso da grande entusiasmo e da un'emozionante, costante attesa – ce la faranno? Troveranno l'amore? Porteranno a compimento i loro progetti? – il romanzo della Henry è un libro appassionante: la voglia di scoprire cosa riusciranno a fare queste due ragazze è coinvolgente e intensa dall'inizio alla fine. La sensazione che rimane al lettore, oltre ad aver vissuto una grande storia, è che lottando tutto sia davvero possibile.

Un estratto

Bronia e Maria ricominciarono a dare lezioni private. «È una buona cosa» pensava il loro padre. «Guadagneranno qualche soldo aiutando le studentesse a preparare l’esame di maturità». Ma per quanto tempo si sarebbero accontentate di una simile esistenza? Non era certo quella la vita che aveva sognato per le sue figlie così dotate. Bronia e Maria avrebbero meritato di intraprendere studi superiori. Ma quella sciagurata legge russa sbarrava loro la strada dell’università e le due ragazze stentavano a capire il motivo di quella discriminazione.
«Per i russi» tentò di spiegare alle figlie Władyslaw «il posto di una donna è il focolare domestico, non certo un ufficio o un laboratorio. Resta il fatto che non è una ragione per smettere di istruirsi. Potete continuare da sole ad approfondire le vostre conoscenze.»
«Le ragazze sono capaci quanto i ragazzi!» protestò Bronia.
«Si direbbe che i russi vogliano che i ragazzi siano più istruiti delle ragazze» constatò Maria.
«Che motivo c’è di non garantire a tutti l’accesso all’istruzione?»
«A proposito» annunciò Bronia «un’amica mi ha parlato di certi corsi universitari clandestini. Dovremmo iscriverci. Sono aperti anche alle ragazze.»
«Corsi clandestini?» intervenne suo padre. «Non sarò certo io a scoraggiarvi, ma se diventa troppo pericoloso e rischiate di farvi scoprire dai russi smetterete subito.»
Bronia e Maria non erano le uniche a trovare intollerabile l’idea che le ragazze non avessero diritto alle stesse opportunità concesse ai loro fratelli. La pensava come loro anche Jadwiga Dawidowa, la giovane donna temeraria che aveva creato l’Università volante – così chiamata perché la sede in cui si tenevano le lezioni cambiava sempre. Le informazioni giravano grazie al passaparola, per strada o al mercato, e tutti si comportavano con la massima prudenza.
Jadwiga Dawidowa era riuscita a reclutare i migliori docenti dell’università di Varsavia affinché tenessero dei corsi clandestini per le ragazze, distribuiti su otto-dieci ore alla settimana. A rischio della vita, si infilavano in strade buie, bussavano tre colpi secchi all’indirizzo prestabilito e sgusciavano all’interno per impartire alle studentesse elementi di pedagogia, biologia o scienze sociali. Si trattava di un’impresa estremamente pericolosa: le autorità russe, alle quali era giunta voce circa l’esistenza di un’università clandestina, spedivano ovunque soldati e spie al fine di stroncare quell’attività sovversiva.
Entusiaste di questa iniziativa, Bronia e Maria furono tra le primissime iscritte all’Università volante. Era l’autunno del 1884. Maria aveva diciassette anni e Bronia diciannove. Tutte le sere Władyslaw si angosciava in attesa del loro ritorno: e se i soldati russi scoprivano le loro attività illegali e le arrestavano? Ogni volta, vedendole tornare, tirava un gran sospiro di sollievo.