India: una storia del presente

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India: una storia del presente

Potere e contestazione. L'India dal 1989. Il nuovo volume della collana di Storia Globale del Presente. Gli ultimi vent’anni di storia dell’India letti da due giovani studiosi e politologi indiani, Aditya Nigam e Nivedita Menon. Potere e contestazione. L'India dal 1989 è la guida ideale per capire l'India di oggi, nel suo rapporto con la propria storia recente e con le spinte della globalizzazione. Abbiamo chiesto agli autori di introdurci alla lettura del libro.

 

1. Mentre in Europa cadeva il Muro di Berlino, l’India si avviava ad attraversare quattro anni molto travagliati e difficili, da voi definiti, in modo emblematico, apocalittici. Quali furono gli eventi più significativi e di maggiore impatto?
Il 1989 segna l’inizio della disgregazione del consenso nehruviano costituitosi nel 1947 (quando l’India ottenne l’Indipendenza) intorno all’idea di una nazione laica con un’economia fiduciosa in se stessa e ispirata a una visione socialista e con una politica estera non allineata.Gli ultimi anni ’80 sono segnati dall’ascesa della destra hindu, dall’affermazione delle caste più “basse”, dall’introduzione di norme di riforma strutturale e da un avvicinamento agli Stati Uniti dopo il collasso dell’Unione Sovietica. Tra le immagini più significative di questo periodo figurano la demolizione della moschea di Babri, vecchia di quattro secoli, da parte di una folla sediziosa ispirata dalla destra hindu (1992), le proteste e le celebrazioni nazionali suscitate dalla realizzazione della bomba atomica indiana (1998), e i violenti disordini scatenati dalle caste più “alte” nel nord dell’India a seguito dell’introduzione di riforme nelle istituzioni educative in favore delle cosiddette caste “arretrate” (1990-91).

2. A distanza di due decenni, qual è lo stato di salute della democrazia indiana?
La democrazia indiana ha un alto tasso di turbolenza e spirito polemico, con continue sfide lanciate a ogni tipo di egemonia da parte delle élite del paese. Le elezioni, indette con grande regolarità sin dall’Indipendenza (a eccezione del breve periodo dello stato d’Emergenza in vigore dal 1975 al 1977), vedono di solito la partecipazione del 60-70% dell’elettorato, con risultati mai scontati. Tuttavia, se le istituzioni democratiche sono espressione della “voce del popolo”, esse riflettono anche le linee guida e le aspettative delle classi dominanti. Le proteste popolari e le rivolte sono un’ulteriore potente dimostrazione di democrazia perché contestano tali linee guida da molti punti di vista, dall’idea di “sviluppo” a quella della stessa identità indiana.

3. Per i viaggiatori (e i lettori) è difficile abbracciare la complessità e l’ampiezza dell’India. Quali chiavi di lettura suggerite per comporre i pezzi di questo straordinario puzzle?
L’India di oggi possiede un’unità politica, è uno stato moderno che si è definito a partire dal colonialismo britannico e dalle spinte anti-colonialiste interne. L’idea dell’India cominciò a emergere nel XIX secolo e si concretizzò con l’Indipendenza nel 1947. Detto questo, non va dimenticato che il subcontinente indiano comprende molte identità nazionali, culturali e storiche che non sono state del tutto eliminate dall’idea della nazione indiana. In alcune regioni dell’India sono molto forti i legami con i popoli dei paesi confinanti, come Pakistan, Cina, Nepal, Bangladesh, Myanmar, Sri Lanka, ma anche con quelli dei territori dell’Asia centrale. All’interno dell’India, poi, esistono comunità con storie e identità indipendenti da quelle del resto del paese. Come si vede, quindi, definire qualcosa come “indiano” è un’impresa impossibile. Il segreto per comprendere l’India, quindi, è riconoscerla come un’unità politica che racchiude in sé una miriade di differenti culture, economie, popoli ed esperienze.

4. Qual è la condizione delle donne in una società così complessa?
La Costituzione indiana garantisce l’uguaglianza delle donne e dunque, almeno dal punto di vista formale, la loro condizione di cittadine non è minacciata. Le donne sono attive in politica e nei movimenti di opinione e di lotta, spesso con ruoli di leadership in questi ultimi. Nel mondo del lavoro, poi, le donne indiane sono impegnate su un fronte molto ampio che va dalla direzione d’impresa alle mansioni agricole. Tuttavia, come in molti altri luoghi del mondo, il retaggio patriarcale è ancora presente e minaccia di continuo l’uguaglianza formale di cui si è detto. Anche in India l’esistenza del cosiddetto “soffitto di vetro” (espressione che indica realtà in cui l'avanzamento di una persona in una organizzazione lavorativa o sociale è impedito da discriminazioni prevalentemente di carattere razziale o sessuale; n.d.r.) penalizza le donne in ambito lavorativo, rende scarsa se non trascurabile la loro presenza in parlamento e, in generale, rende più difficile il loro compito. Nelle aree rurali, ancora, il degrado ambientale obbliga le donne a lunghe marce per trovare acqua o combustibile. Le violenze e gli abusi sessuali a danno delle donne, inoltre, avvengono sia nella sfera pubblica sia in quella privata, mentre le comunità locali e le famiglie esercitano spesso un controllo opprimente sulla sessualità e la mobilità femminile. Allo stesso tempo, una vibrante e attiva rappresentanza femminista lotta per portare aventi istanze politiche su più fronti, lanciando una continua sfida al credo dominante in tema di sessualità e identità della donna.

5. Avete fatto riferimento all’ecomia. In quale direzione si muove l’India?
In questi anni prevale un’impostazione neo-liberale, nella quale sembrano riconoscersi le classi di governo sia di destra che di sinistra. Questa impostazione è però continuamente messa in discussione dagli emergenti movimenti a carattere locale e nazionale, la cui azione spinge il governo centrale a mitigare gli effetti più deleteri della propria politica.