Camere oscure: il mondo del Wu-Tang Clan dall'inizio

Saggi e narrazioni

Camere oscure: il mondo del Wu-Tang Clan dall'inizio

La storia di un disco e di un collettivo di musicisti che hanno rivoluzionato la cultura hip hop. Le radici sociali e culturali del Wu-Tang Clan, i loro riferimenti e i frutti della loro creatività raccontati in un libro di incredibile originalità letteraria.

 

Nel novembre del 1993 usciva il primo disco di un gruppo di musicisti hip hop che avrebbe segnato il mondo musicale per i decenni a venire. Si trattava di Enter the Wu-Tang [in 36 chambers], tuttora considerato come il disco di hip hop più importante di tutti i tempi; uno vero spartiacque per il costume e la cultura underground americana. Il neonato gruppo era un collettivo di nove musicisti di Staten Island, contraddistinti da nomi d’arte (RZA e GZA i più celebri), ciascuno caratterizzato da un personale stile e da una differente impronta musicale.
A colpire fu non solo l’incredibile passo avanti nel trattamento del suono, del rumore e del campionamento, ma anche la diversa idea di autorialità che proponeva e la varietà dei riferimenti culturali e sotto-culturali a cui attingeva. Alcuni di essi erano in qualche modo espliciti, come i b-movies di kung-fu coreani, o la Nation of Islam, il movimento politico e religioso propugnatore di una sorta di nazionalismo nero. Ma molti altri riferimenti sono tracce quasi criptate, tali da rivelarsi all’ascoltatore solo attraverso una sorta di investigazione in un vasto ambito socio-culturale – come il famosissimo brano C.R.E.A.M., acronimo di Cash Rules Everything Around Me (“il denaro controlla tutto attorno a me”), che introduce per la prima nel vocabolario slang la parola cream per significare il denaro.

Il libro di Will Ashon, scrittore, critico musicale e discografico inglese, Camere oscure, Il mondo del Wu-Tang Clan, in prima edizione italiana, racconta la storia dell’album di esordio del Wu-Tang Clan e mutua dal disco più famoso del gruppo la struttura in 36 “camere” interconnesse – trentasei capitoli narrativi, indipendenti ma ricchi di riferimenti incrociati. Un percorso narrativo originale, alla scoperta del mondo culturale americano nel quale affonda le sue radici questo collettivo, l’universo sonoro che ha saputo inventare e le vaste conseguenze sociali e di costume che ha ingenerato, tuttora vivissime.

I temi con cui si confronta vanno dalle arti marziali ai cinema pornografici delle 42esima Strada, dalle
sonorità del free jazz alla guerra alla droga scatenata dal FBI, dagli abiti di Ralph Lauren al futuro della
politica, dalle questioni razziali all’appropriazione culturale.

 

“State ascoltando un album con trentasei tracce separate. All’inizio i brani sembrano disparati e in ordine casuale, ma in qualche modo si organizzano a poco a poco nella vostra mente in una magnifica suite musicale. Non siete sicuri se sia stato l’album a farlo, oppure voi. State giocando a un gioco con regole complesse, e l’unica che vi è stata insegnata è che non vi verranno spiegate”.

 

Will Ashon è autore di due romanzi e alcuni saggi, fra cui Strange Labyrinth: Outlaws, Poets, Mystics, Murderers and a Coward in London’s Great Forest (2017) e The Passengers (2022). Prima di dedicarsi alla scrittura è stato critico musicale e produttore discografico. Nel 1996 ha fondato e diretto per quasi un decennio l’etichetta discografica Big Dada Recordings, lavorando con artisti come Roots Manuva, MF Doom, Wiley e Diplo.