Enigmatico Giappone. L’individuo è nei legami

Saggi e narrazioni

Enigmatico Giappone. L’individuo è nei legami

Alan Macfarlane, professore di antropologia a Cambridge, scopre il Giappone relativamente tardi: ha 48 anni quando visita per la prima volta questo paese che conosce pochissimo e verso il quale nutre una serie di preconcetti molto radicati in Occidente, positivi come la raffinatezza culturale e negativi come l'inquinamento e il degrado urbano.

È convinto che si tratti di una sorta di Cina in scala ridotta, con lingua, religione, convenzioni e sistemi di potere tutto sommato simili, con qualche divergenza recente come l'istituzione della Repubblica Popolare in Cina di fronte alla solida vocazione capitalista del Giappone. Non pensa minimamente che la realtà del paese possa rifiutarsi di venire incasellata nelle categorie mentali precostituite che lo studioso occidentale ha in serbo per lei. Invece le esperienze vissute sul posto, combinate con lo studio della storia e l’osservazione della cultura locali, gli sveleranno un Giappone molto diverso, difficile da capire non soltanto per gli occidentali, ma anche per gli stessi giapponesi.

Tra i vari aspetti sorprendenti osservati da Macfarlane c’è l’interpretazione giapponese del concetto di individuo. L’inizio del Capitolo IV, intitolato Il popolo giapponese, è di grande interesse alla luce della concezione occidentale postmoderna dell’individuo, in cui il funzionamento prevale sull’esistenza e le singolarità somigliano sempre di più a profili e sempre di meno a soggetti definiti in base a relazioni e legami.