Misteri, profezie e avventura tra i carruggi: ecco Sciamadda

Bambini e ragazzi

Misteri, profezie e avventura tra i carruggi: ecco Sciamadda

Nella Genova ai primi del Novecento, una ragazzina intraprendente dovrà "ricomporre ciò che è andato distrutto": una collana speciale, che rappresenta anche il suo mondo…

Una nuova vita attende la famiglia di Clelia: la ragazzina e i suoi genitori si imbarcheranno da Genova verso l'America, in cerca di quella fortuna che in patria non trovano. Ma Clelia non partirà, e lo scopre nel peggiore dei modi: appena prima di recarsi al porto viene lasciata a una vecchia e facoltosa zia, è ancora una bambina e quel viaggio per lei sarebbe insostenibile. La rabbia dell'abbandono la travolge: si divincola da cameriere e maggiordomi e nello scontro rompe la preziosa collana di perle nere della zia Elena; fugge verso il molo in cerca dei genitori, ma il piroscafo è ormai salpato e lo sconforto la assale. Mentre piange disperata incontra l'indovina Emila, che in cambio di una delle perle della collana le affida una profezia: ciò che è andato distrutto dev'essere ricomposto. 
Comincia così un nuovo tempo per Clelia, fatto di ramanzine della burbera zia, di occhi della servitù impegnati a sorvegliarla, ma anche dell'obiettivo più importante: ricostruire la collana. Una delle perle, però, è ancora nelle mani dell'indovina: bisogna aggirare le rigide norme della casa, tornare nei loschi vicoli del porto e ritrovare quella donna. Un ragazzo di strada, Sebastiano, sembra conoscere Emila e potrebbe aiutare Clelia, ma ci sarà da fidarsi? Entrare e uscire dalla villa per incontrare Sebastiano è una continua avventura, il maggiordomo Giorgio ha occhi ovunque e Clelia deve trovare il coraggio di agire fuori dalle regole…

L'esordiente Antonella Botti ambienta il suo primo romanzo nella Genova di inizio secolo, dove i ricchi sono molto ricchi e i poveri altrettanto poveri. Clelia, ribattezzata da Sebastiano “Sciamadda” per i suoi capelli rosso fuoco, si trova a cavallo di agio e miseria a dover lottare per la sua impresa mentre cerca di essere se stessa con determinazione. Caparbia, ingegnosa e ardita, la giovane protagonista alterna grinta e tenacia a paure bambine e al bisogno di non deludere: per questo si fa amare da subito e spinge a tifare per lei. Clelia-Sciamadda patisce la zia, non si fida di chi ha intorno, teme il rischio e i pericoli causati dalla propria disobbedienza. È costretta suo malgrado anche a confrontarsi con un contesto, quello dello spiritismo, che attrae e spaventa come nient'altro. Non c'è solo la profezia da esaudire, infatti, ma anche il mondo di Emila e Sebastiano fatto di evocazioni, sedute e apparizioni che ruotano intorno alla famosa perla: riconquistarla significa per Clelia vincere il timore dell'ignoto e rischiare grosso, anche di fronte a entità superiori e incontrollabili. Sciamadda lotta quindi con tutta se stessa perché la profezia di Emila si avveri e la collana possa tornare proprio a quella parente che non ama – ma che saprà stupirla: tutti siamo ciò che siamo per come la vita ci ha plasmati, ed Elena non scappa a questa regola.
Sciamadda è un romanzo che scorre veloce, incisivo, dalla scrittura scattante: lo stile della Botti somiglia alla sua protagonista, mentre si arrampica sui rami di melo o si infila in carruggi malfamati. I colpi di scena si susseguono e, come il filo della collana di Clelia, si riannoderanno solamente nelle ultimissime pagine, regalando un sorriso soddisfatto e compiuto: tanto impegno è stato premiato. 

 

Antonella Botti è insegnante e specialista di lettura. Si occupa di libri, scrittura e biblioteche sia in ambito professionale che personale attraverso laboratori, pubblicazioni, incontri di formazione e lavoro quotidiano in classe e a casa. Nasce nel Cilento, ma il destino la porta a Genova tra i ragazzi a parlare di storie.

Un estratto

«Stai un po’ meglio, piccola?» mi chiede.
«Devi aiutarmi, Salina. Aiutati che Dio t’aiuta, lo dicevi sempre, ti ho ascoltato». Mi sfilo il vestito, allento il corpetto e tiro fuori le perle che mi hanno lasciato dei segni rossi tra le costole.
«Dove hai preso quella roba?». Salina stringe gli occhi e si avvicina, prende in mano le perle e le esamina.
«Ho bisogno di riparare questa collana, ma da sola non ci riesco. Non ho aghi, filo, nulla. È una cosa importante, aiutami tu. Non è mia, ma sono stata io a ridurla così» cammino avanti e indietro sul pavimento a scacchi.
«Restituirai la collana quando l’avrai riparata?». Salina si tira su il grembiule da un lato, lo fa sempre, mamma mi diceva che fa così perché voleva essere una dama di corte e non la vedova di un pescatore.
«Te lo prometto, ma adesso dobbiamo sbrigarci.»
L’anziana donna poggia tutto sul tavolo, si avvicina alla finestra e osserva prima il cordino reciso, poi le grosse perle. «Il filo è annerito, questo gioiello aveva bisogno di essere riparato già da un po’, non mi meraviglio che si sia rotto». Salina osserva la collana a distanza ravvicinata. «Bisogna infilare le perle e riannodarle una a una, ma serve un filo nuovo... Aspettami qui». Le parole di Salina mi aprono lo stomaco,
mi lancio sul pane dolce e ne stacco un grosso pezzo che infilo in bocca con voracità. Mastico a lungo, lo faccio con tutta l’energia che ho dentro.
Salina torna con in mano un involto fiorato, si siede e lo apre con gesti disinvolti, sceglie un ago, osserva e scarta rocchetti di vari colori, ne misura la lunghezza con dita esperte. Poi inizia il lavoro. Io le saltello intorno, prestando attenzione a non oscurarle la vista, lei mi fa provare e mi mostra come correggere i movimenti. Sono agitata, le mani tremano e le costole mi fanno ancora male.
«Mi hai dato tutti i pezzi che hai?»
Annuisco.
«Il gancio è intatto, ma qui c’è uno spazio vuoto...
manca una perla». Sull’eco delle parole di Salina rivedo l’ombra rossa della vecchia del porto ed emetto un gemito strozzato.
«Che succede? L’hai persa?»
Cado sulle ginocchia e mi raccolgo le ciocche rosse con una mano.
«L’ho data via» con lo sguardo nel vuoto ripeto questa frase una, due, tre volte e ogni volta divento più consapevole che mai ritroverò la perla mancante.