In fuga su un tir per una seconda avventura

Bambini e ragazzi

In fuga su un tir per una seconda avventura

L’uomo al bancone del bar mi dice:
«Tu l’età per guidare quel coso non ce l’hai»
Io rispondo «Devo andare al bagno».
E spero che il bagno sia fatto come quelli dei film, dove c'è sempre un tizio inguaiato che entra con una scusa e poi forza la finestra e scappa. Poi penso menomale che una finestra c’è, ed è pure aperta.
Non ci posso credere, cara Iwona.
Mi arrampico, salto giù dall'altra parte e corro verso il parcheggio.
L’uomo è ancora lì al bancone che mi aspetta.
Salgo sul camion e metto in moto.
Cavolo.

Bianca ha sedici anni, un’amica ideale che incontra solo su YouTube, un nodo buio dentro di sé a cui preferisce non pensare – e guida un Tir da 10 tonnellate. Siria ha due nomi e molte vite alle spalle, un vecchio diario, la voce spezzata che sa diventare musica, e una poesia. Una sottile affinità, e forse un pizzico di follia, le spinge a unirsi per raggiungere insieme Innisfree, un’isoletta al centro di un lago nella lontana Irlanda, il posto in cui «mezzanotte è tutta un luccicare, e il meriggio brilla come di porpora». La diffidenza iniziale si trasforma, lungo il viaggio, in complicità. Il passato di Siria a tratti riemerge e si fa visibile: la vita da contadina e la sete di cultura, un caso di omicidio risolto solo a metà, l’incidente che l’ha costretta a un semi mutismo, gli anni tristi e vuoti trascorsi in una casa di cura.
Bianca a sua volta comincia a decifrare il dolore che si porta addosso, e a comprendere il senso e le ragioni della sua incontenibile voglia di scappare. Un incontro spigoloso e tenero tra due persone già ferite, che darà ad entrambe la forza di gettarsi in una lunare e commovente seconda avventura.
Narratore legato alla tradizione, tecnica da cantastorie e una capacità di mescolare sapientemente tematiche antiche e nuove, Simone Saccucci sa bene come tenere il lettore incollato alla pagina.
La seconda avventura è il suo primo romanzo: azione e romanzo di formazione si fondono insieme, in una miscela fluida e luminosa. Come la vita. 

Simone Saccucci (1979) da circa vent’anni è storyteller di comunità. Lavora con le parole, la musica e il canto, soprattutto in territori periferici (da Scampia a Sheffield, da Guidonia a Edimburgo) con bambini e giovani in situazione di difficoltà, ma anche in ambito universitario tramite seminari e laboratori per futuri educatori e insegnanti. Da qualche tempo ha instaurato una collaborazione con Erri De Luca con il quale ha realizzato lo spettacolo In cava.

Un estratto

Siamo a bordo. Con l’alba che mi arriva proprio contro il finestrino. Ieri sera è stato il mio primo tramonto. Oggi la mia prima alba. Bello. Solo che non sono sola e io voglio stare sola.
«E allora, signora, dov'è che va?»
Siria guarda davanti a sé con un sorriso bello. Porta una grossa sacca a fiori, di quelle che le signore anziane usano per metterci dentro la roba da cucito o il lavoro a maglia. Da una zip laterale tira fuori un altro foglio e scrive. Questa volta è una faccenda lunga, dentro il camion si balla e quindi le ci vuole di più.
Mi fa cenno che ha finito e mi passa il foglio. Poi si tocca la gola e la bocca – capisco che mi chiede di leggerlo ad alta voce. Appena trovo una piazzola, accosto e spengo il motore.
Leggo.

 

 

Io voglio alzarmi ora, e voglio andare, andare ad Innisfree.
E costruire là una capannuccia fatta d’argilla e vimini.
Nove filari e fave voglio averci, e un alveare,
e vivere da solo nella radura dove ronza l’ape.
E un po’ di pace avrò, che pace viene lenta
fluendo stilla a stilla dai veli del mattino, dove i grilli cantano;
e mezzanotte è tutta un luccicare, e il meriggio brilla
come di porpora, e l’ali dei fanelli ricolmano la sera.
Io voglio alzarmi ora, e voglio andare, perché la notte e il giorno
odo l’acqua del lago sciabordare presso la riva di un suono lieve;
e mentre mi soffermo per la strada, sui marciapiedi grigi,
nell’intimo del cuore ecco la sento.

 

 

 

«Bella», dico. E ripeto: «Le chiedevo… dov’è diretta. La sua destinazione».
Lei sorride e fa un gesto come per dire: “appunto”.
Do un’altra occhiata al foglietto.
«A Innisfree?»