Un anno a Walnut Tree

Saggi e narrazioni

Un anno a Walnut Tree

Un esempio di "New Nature Writing" vissuto giorno dopo giorno nei boschi del Sussex.

Sussex, campagna inglese: qui Roger Deakin, naturalista e scrittore già noto ai nostri lettori per Nel cuore della foresta, scrive giorno dopo giorno il proprio diario. Nella grande casa colonica dall'evocativo nome di Walnut Tree (albero di noce), dalla fine degli anni '60 Deakin ha creato il proprio rifugio. E in un vecchio vagone ferroviario abbandonato nel giardino ha trovato l'ambiente ideale per consegnare alla carta le proprie riflessioni. Con pazienza, passione e la meticolisità di un artigiano, lo scrittore dà vita a poco a poco a uno stile letterario che si sta ormai diffondendo in tutto il mondo, e che viene indicato con l’espressione “New Nature Writing”.

La nascita dei diari di Walnut Tree
Nei sei anni che precedettero la sua prematura scomparsa, avvenuta nel 2006, Roger Deakin tenne con regolarità un diario, appuntando le sue impressioni quotidiane sulla campagna e la natura, sugli incontri con gli artisti o con i contadini delle terre circostanti, sulla vita del bosco e sui mestieri dell’artigianato.

Molti di questi appunti diventeranno il materiale preparatorio per il suo grande libro sul legno e sugli alberi, Nel cuore della foresta (pubblicato da EDT nel 2008). Gli altri, di carattere meno sistematico ma altrettanto profondo, sono stati selezionati dopo la sua scomparsa da due collaboratori e amici in modo da presentare un anno completo di annotazioni, dal primo gennaio al trentuno dicembre. Vi si ritrova la stessa intensità emotiva, controllata e mai nostalgica, che caratterizza Nel cuore della foresta: un’osservazione lirica e precisa del trascorrere delle stagioni, delle minute abitudini degli animali e degli insetti, del legame profondissimo e non sempre del tutto conscio tra l’uomo e l’ambiente naturale.

Una foresta di idee
Se la natura è una foresta di simboli, come cantava Baudelaire, di sicuro Roger Deakin ha imparato a riconoscerli e a decifrarli alla perfezione.

Nel viaggio di una vita l'autore di Un anno a Walnut Tree ha sviluppato una sensibilità straordinaria e inconfondibile per la rete di corrispondenze che uniscono l'uomo (soprattutto se è scrittore) al mondo che lo circonda.

I passi che proponiamo qui di seguito, tratti dal mese di gennaio, di questa sensibilità offrono un suggestivo esempio.

Sono piccoli frammenti, che riguardano il mestiere di scrivere, la casa o il rifugio dell'autore, le meravigliose assonanze tra il bosco e la musica, ma anche il potere che hanno i libri, proprio come i semi, di rendere fertile il mondo in cui si trovano, il terreno o le mani su cui cadono.

 

La casa

[4 gennaio]

Una vecchia casa può essere costruita con i materiali più umili e semplici e, come il nido di un uccello, essere molto bella.

O piuttosto: come il nido di un uccello una casa può essere bellissima per il modo in cui convivono i materiali naturali, semplici e comuni, con cui è costruita.

 

La musica e il bosco

[23 gennaio]

La musica racchiude le stesse potenzialità estetiche e sinfoniche di un bosco: infinite combinazioni di note o ramoscelli, foglie e vento, forme di rami contro il cielo.
‘Lo spartito perduto di una giga’ – in lotta contro l’oblio di una notte di sonno al pensiero di essere troppo stanco per trascriverlo.

 

Scrittori nella torre. John Keats e Robert Graves

[25 gennaio]

La stanza della torre. Le torri sono note come rifugi per gli scrittori. Yeats ne aveva una a Thoor Ballylee, Montaigne una a Bordeaux, mentre Keats e Cyril Connolly le immaginavano in continuazione.
Il cottage del guardacaccia vicino Beccles, dove io e i miei compagni di appartamento scappavamo nei weekend negli anni Sessanta, aveva una torre. Non era raggiungibile dalla casa ma solo dal giardino, attraverso una scala a chiocciola che portava in una piccola stanza dalle pareti nude, contenente solo un tavolo e una sedia. Lì seduti potevamo guardare i boschi, lasciare vagare lo sguardo fuori dalla finestra, affilare la matita, ecc., e scrivere. Per lo meno questa era l’idea.

I precedenti fruitori del tavolo avevano creato un’informale antologia di graffiti, ora stimolanti ora deprimenti. “Guadagnando e spendendo, distruggiamo le nostre vite”. C’era l’intera poesia di Robert Graves sul giovane uccellatore che attraversa il bosco. E accanto, tra i vari contributi, i versi di Yeats sul “matrimonio con un grullo” e un paio di originali righe di Tony Barrell su Magritte e i gabbiani tridattili.

 

Il mondo nel capanno degli attrezzi 

[25 gennaio]

Molti riconoscono il proprio habitat naturale nel capanno degli attrezzi. Il mio è pieno di strumenti per lavorare il legno: un classico tornio Myford ML8, una sega a nastro, una sega circolare, seghe Skil, diversi trapani e pialle.
Un’intera parete di cacciaviti, scalpelli e sgorbie, piccoli cassetti pieni di viti e guarnizioni. Scaffali di vernici, oli, mordenti e coloranti, e altri cassetti con punte di trapano, semi, morsetti, ganasce, un’ascia e diversi cunei per dividere il legno. Seghe a mano, seghetti da traforo.

Il grande banco da lavoro una volta apparteneva alla fattoria collettiva che Middleton Murry fondò a Thelnetham quando viveva lì. È poderoso e sfregiato, butterato e intessuto con i segni e la sporcizia di otto anni di duro lavoro. C’è anche una specie di mobilia: un vecchio tavolo con dei cassetti contenenti i morsetti autocentranti e i mandrini del tornio, sormontato da una rastrelliera dove sono appesi gli scalpelli dal manico lungo e le sgorbie, e vicino alla quale si trova un’affilatrice elettrica per arrotarli.

Sulla parete accanto c’è un ritaglio di giornale con la fotografia dell’intagliatore e tornitore di legno David Pye e il suo necrologio. D.P. era un grande sostenitore, nel suo lavoro come in tutte le creazioni umane, della diversità, necessario tonico per la nostra anima.

 

I libri sono come semi 

[25 gennaio]

I libri sono come semi: si aprono alla vita quando li leggiamo, dispiegando il loro intreccio. Sento il bisogno di circondarmi tanto di alberi quanto di libri, e costruire gli scaffali della biblioteca è come piantare un bosco.