Una pianta fuori di clima. Il quartetto per archi in Italia da Verdi a Casella

Musica

Una pianta fuori di clima. Il quartetto per archi in Italia da Verdi a Casella

Le forme, gli stili e i modelli del repertorio per quartetto d'archi in Italia dal 1870 al 1924 in una panoramica storico-critica. Questo è il quadro dell'indagine condotta da Ennio Speranza nel volume Una pianta fuori di clima, pubblicato da EDT con il contributo del CIDIM - Comitato Nazionale Italiano Musica.

Ne introduciamo la lettura con le parole scritte da Fabrizio Della Seta nella sua Prefazione.

 

Il [...] libro ha il merito di illustrare con ricchezza di dati, argomentazioni calzanti, linguaggio scorrevole ma non banale, un fatto della cui importanza ci si è resi conto da tempo, ma su cui non si è ancora scavato abbastanza: che l’Italia musicale del secondo Ottocento e del primo Novecento non è stata solo “il paese del melodramma”.

È sull’interpretazione di questo dato ormai scontato che si mostrano le incertezze di una storiografi a ancora troppo condizionata da complessi di inferiorità (quanto c’è di tedesco in quella musica?), concetti pseudo-storici e pseudo-estetici (l’epigonismo), o anche restia a liberarsi da derive ideologiche che dovrebbero ormai essere esse stesse un dato storico ossia parte dell’oggetto d’indagine (il nazionalismo e la più o meno aperta adesione al fascismo dei compositori della “generazione dell’Ottanta” sembrano a volte un problema come lo poteva essere nel 1950 o nel 1960).

Al superamento di questi limiti Speranza dà un bel contributo, basato su documentazione puntuale e soprattutto su letture attente, non preconcette, dei fatti musicali, sempre interpretati alla luce di coordinate estetiche storicamente pertinenti. Dopo di che, si potrà tornare a leggere l’interesse dei compositori italiani per il genere e per la formazione del quartetto d’archi nel quadro di un contesto più ampio, fatto di relazioni interculturali che s’intrecciano in maniera molteplice e imprevedibile, non certo secondo percorsi precostituiti, aiutando a capire meglio da dove vengono i due Quartetti lasciatici da Maderna, i cinque di Scelsi, i nove di Berio, i tredici di Sciarrino, l’unico, ma importantissimo, di Nono.

Dalla Prefazione di Fabrizio Della Seta

© EDT 2013