Intervista sulle due Coree

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Intervista sulle due Coree

Le due Coree, separate all'altezza del 38° parallelo da una invalicabile barriera di filo spinato, sembrano l'ultimo baluardo della Guerra Fredda: al Sud capitalista, democratico ed economicamente prospero, si contrappone un Nord totalitario dove il potere si trasmette in modo dinastico. Il nuovo libro della collana di Storia Globale del Presente, Ordine bipolare - Le due Coree dal 1989, racconta in modo accattivante ma rigoroso gli ultimi decenni della storia di quest'area del mondo e spiega come la realtà sia molto più articolata, ricca di antinomie e "aperta" di quanto una facile polarizzazione lasci supporre. In questa intervista l'autore, Hyung Gu Lynn, introduce i temi del libro.

 

1. Siamo abituati a pensare all’opposizione tra Corea del Nord e Corea del Sud, ma nel suo libro lei mette in evidenza l’esistenza di bipolarismi e contrasti anche all’interno di ognuno dei due paesi. Che cosa intende quando fa riferimento a un “ordine bipolare”?

Il titolo “Ordine bipolare” si riferisce al fatto che nelle due Coree si registrano forme di polarizzazione interna che si aggiungono alla ben più nota contrapposizione tra i due stati.

In Corea del Sud si riscontrano una diversificazione e un aumento della rappresentanza politica, una crescita delle differenze di reddito e un continuo riferimento al nazionalismo etnico, mentre il paese reale si sta trasformando in una società multietnica in seguito all’ingresso di immigranti.

In Corea del Nord, Kim Jong-Il e i suoi famigliari vivono nel lusso e buona parte della popolazione, invece, soffre la fame. L’economia è in ginocchio mentre l’esercito conduce test missilistici.

La situazione è resa ancora più articolata da una relativa distensione tra i due paesi negli ultimi decenni. Si sono compiuti notevoli progressi negli scambi culturali, la Corea del Sud ha fatto investimenti in Corea del Nord e non mancano i coreani del sud che oggi visitano il nord per turismo.

La Corea del Sud è diventata ricca a sufficienza da sostenere la Corea del Nord, e i nord-coreani sembrano essere così in difficoltà da non rinunciare a tale sostegno, anche se non lo riconoscono quasi mai in pubblico, anche perché ad avvantaggiarsene è il regime.

Piuttosto che limitarsi a rilevare il conflitto ancora in corso tra i due paesi, secondo me sarebbe molto più utile considerare la situazione della penisola coreana come un sistema aperto, in cui non mancano le contraddizioni e le antinomie. Per questo ho usato l’espressione “ordine bipolare”.

2. Lei sottolinea che il 1989 non è una data spartiacque per le due Coree. Significa che la Guerra Fredda è ancora in corso tra Pyongyang e Seul?

Considerare la divisione tra le due Coree come una continuazione della Guerra Fredda, come molti osservatori fanno, è inesatto. Ciò che conta, però, è esprimere il punto principale. Entrambi i paesi hanno conosciuto cambiamenti che hanno amplificato le loro differenze, ma ciò è dovuto più a fattori interni che alla Guerra Fredda. Il crollo del Muro di Berlino ha avuto senza dubbio riflessi su entrambe le Coree, ma il 1989 non rappresenta una data epocale per la penisola coreana. La dinamiche interne sono proseguite come prima.

3. Qual è il ruolo delle due Coree nell’equilibrio asiatico? I giornali parlano di tensioni tra Tokyo e Pyongyang a proposito del nucleare e, d’altro canto, si legge anche di un riavvicinamento tra Corea del Sud e Cina.

Penso che la questione nucleare in Corea del Nord sia una falsa pista. Giappone e Corea del Sud sono già pericolosamente sotto il tiro dei missili di Pyongyang, che si tratti di testate nucleari o meno. Il danno che questi ordigni potrebbero provocare va ben al di là di ciò che i governi delle nazioni vicine possano tollerare. Al contempo, la Corea del Nord ha poco interesse ad attaccare sapendo che la controffensiva sarebbe immediata, e anche perché la Corea del Sud, insieme alla Cina, è il suo principale fornitore di beni e risorse economiche. Se poi il governo di Pyongyang dovesse scegliere la strada della normalità, il Giappone sarebbe un’irrinunciabile fonte di capitali.

La Corea del Nord, inoltre, continua a rivelarsi un tassello fondamentale nella politica con cui Pechino tenta di migliorare la posizione della Cina nel quadro politico internazionale. Più la Corea del Nord si dimostra recalcitrante e minacciosa, più la Cina riesce a svolgere con efficacia il ruolo di mediatore tra Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone e la stessa Pyongyang. Il ruolo della Cina nei Six-Party Talks (il tentativo di risolvere con il dialogo la questione rappresentata dalla corsa agli armamenti nucleari in Corea del Nord, N.d.R.) ha accresciuto l’influenza della Cina nella politica internazionale e dell’Asia in particolare. In realtà, l’influenza di Pechino su Pyongyang è notevolmente sovrastimata. D’altro canto, la scelta della Cina di rispedire in patria i profughi nord-coreani è un motivo di attrito per le implicazioni umanitarie di tale provvedimento. L’atteggiamento poco trasparente della Corea del Nord, inoltre, sembra frustrare i leader comunisti cinesi.

I rapporti politici ed economici tra Cina e Corea del Sud sono stati generalmente buoni dal 1988-89 e lo sono diventati ancora di più dopo la “normalizzazione” del 1992. Chi visita oggi la Cina scopre che nel cuore di molte metropoli delle province nordorientali si trovano vere e proprie città coreane, che si sono sviluppate grazie alla presenza di capitali e uomini d’affari sud-coreani. Da almeno due o tre generazioni, inoltre, vive in Cina una numerosa popolazione coreana che ha lasciato il paese di origine in cerca di migliori opportunità. D’altro canto, in Cina non sono mancate le tensioni dovute alla massiccia presenza di capitali sud-coreani, così come all’importazione di film e musica pop. Anche la storia recente di questi paesi è stata oggetto di polemiche e interpretazioni nazionalistiche, spesso sfruttando la diffusione dei blog su internet.

Un altro argomento di discussione riguarda una possibile alleanza tra Giappone e Corea del Sud per contrastare l’influenza economica e politica della Cina in Asia. Si discute anche su vantaggi e svantaggi del libero scambio.

In generale, è molto difficile pensare che un singolo paese possa sopravvivere come realtà isolata e autonoma. La Corea del Nord sembra estranea a queste logiche, ma non bisogna dimenticare le forniture di petrolio che riceve dalla Cina e l’importanza delle esportazioni nord-coreane sul mercato cinese, fondamentali per l’economia di Pyongyang.

 

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