Le tre dame di Palazzo Venier

Saggi e narrazioni

Le tre dame di Palazzo Venier

"Superato il decrepito portico, gli ospiti della Marchesa si ritrovavano in un ambiente inverosimile e fantastico. Un salone color oro, scintillante di specchi e invaso dal chiacchiericcio di scimmie e pappagalli in gabbia, un giardino sommerso dalla vegetazione in cui, tra le statue dipinte in oro, girovagavano pavoni bianchi, levrieri di razza e un mansueto ghepardo; camerieri in giacca di broccato dai colori vivaci servivano coppe di champagne, mentre una jazz-band nera suonava ragtime e tanghi. Il mondo che Luisa Casati aveva creato nel suo palazzo quella sera rappresentava un incontro tra Oriente e Occidente tanto elaborato e sgargiante quanto la storia stessa di Venezia".

Luisa Casati Stampa, Doris Castlerosse e Peggy Guggenheim sono state fra le più controverse e chiacchierate figure femminili del Novecento, muse splendide e decadenti di oltre un secolo di arte, letteratura, vita mondana e passioni.

Regine incontrastate dei salotti fra Londra, Parigi e New York, antesignane di un modello di donna libera, emancipata e consapevole della propria sessualità, hanno a turno abitato (senza mai incontrarsi) in uno dei palazzi più famosi di Venezia, Palazzo Venier dei Leoni, quella splendida e strana costruzione sul Canal Grande che da anni ospita la collezione Peggy Guggenheim.

Palazzo Venier colpisce lo sguardo del turista-viaggiatore, oggi come allora, per quella sua bizzarra struttura incompleta, un palazzo limitato a un solo piano, vistosamente incompiuto eppure circondato da giardini così belli ed esotici da farlo apparire un unicum intoccabile nel lungo fondale di imponenti architetture che fanno da sponda al Canale. Proprio per la sua suggestiva e decadente incompiutezza, queste tre eccentriche donne lo hanno scelto a turno come dimora per quasi un secolo, trasformandolo successivamente nel fastoso palcoscenico della loro vita privata e mondana.

A metà fra il romanzo e la biografia, Il palazzo incompiuto, della scrittrice e giornalista inglese Judith Mackrell, ricostruisce con grande accuratezza e ritmo narrativo la storia di Luisa Casati Stampa, Doris Castlerosse e Peggy Guggenheim attraverso quasi un secolo di arte, letteratura e storia del Novecento.

Luisa Casati, rampolla di una ricchissima famiglia di industriali tessili e sposa del marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, dalla vita burrascosa e follemente scandalosa ed eccentrica (fu a lungo l’amante di Gabriele d’Annunzio), affittò il Palazzo per quattordici anni, durante i quali lei e le sue feste si annoverarono tra le meraviglie cittadine di quel periodo.

Per Lady Doris Castlerosse, il Palazzo rappresentò l’occasione per rilanciare la propria carriera sociale dopo che il marito l’aveva lasciata e la sua vita privata era diventata oggetto di pettegolezzi. Doris aveva scalato l’alta società londinese in forza della sua giovinezza, del suo spirito e del suo fascino sensuale (fra i suoi amanti si possono annoverare nomi come Churchill – padre e figlio – e artisti come Cecil Beaton). Negli anni Trenta, con una reputazione che iniziava ad appannarsi e la mezza età alle porte, aveva bisogno di un nuovo inizio. Sovvenzionata da uno tra i suoi facoltosi amanti Doris aveva ristrutturato il palazzo trasformandolo in un lussuoso padiglione estivo da cui intendeva tenere banco in città. La Seconda guerra mondiale mise fine alle sue aspirazioni.

Peggy Guggenheim, ricchissima ereditiera newyorkese e folle collezionista, anche lei depositaria di una amoralità meravigliosamente indifferente e vitale, visitò il Palazzo negli ultimi mesi del 1948 quando era nuovamente vuoto e pressoché dimenticato. Dopo il fallimento di due matrimoni e con una serie di relazioni infelici alle spalle, Peggy si ritrovava irrequieta e sola, ma possedeva anche una notevole collezione di arte moderna in cui aveva riversato la maggior parte della propria eredità e delle proprie energie. Acquistò il Palazzo, eliminò quel che restava degli appariscenti arredi di Doris e lo trasformò in una vetrina per la sua collezione. Peggy sarebbe rimasta lì fino alla morte, avvenuta una trentina d’anni dopo, e oggi il Palazzo continua a vivere come sede della Collezione Peggy Guggenheim.

 

"C’è una leggera ironia nel fatto che un edificio progettato per celebrare una dinastia patriarcale, e che era stato lasciato marcire una volta che quella dinastia si era disgregata, fosse infine riemerso dalle tenebre grazie a tre donne intraprendenti e non sposate. Luisa lo rese celebre, Doris lo fece brillare e Peggy lo trasformò non solo in uno dei musei più famosi al mondo, ma anche in uno degli edifici più amati e visitati di Venezia".